L’Utilità sociale della mediazione familiare come strumento di prevenzione della violenza femminile inter e post separazione

Un argomento molto spinoso e scomodo quello che ha scelto di trattare la dott.sa Belleri, perché oggi, di fronte al femminicidio, parlare di violenza femminile sembra essere quasi una provocazione. 

Per quanto scomoda possa sembrare questa realtà, esistono uomini vittime di violenza femminile, soprattutto verbale e indiretta o psicologica. Partiamo da realtà che ci possono sembrare meno assurde: sappiamo che nel bullismo scolastico, ragazzi e ragazze minacciano, insultano, offendono, prendono in giro, esprimono pensieri razzisti, estorcono denaro o beni materiali. Non esistono differenze tra maschi e femmine. Sappiamo però anche che sono prevalentemente le ragazze che esercitano il bullismo indiretto, ovverosia, provocano un danno psicologico attraverso l’esclusione dal gruppo dei coetanei, l’isolamento, l’uso ripetuto di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. Questi stessi patterns in età adulta vengono riproposti nella relazione di coppia e nella famiglia, come le ricerche citate dall’autrice mettono in evidenza.
L’articolo, che non vuole limitarsi alla mera esposizione del fenomeno, propone la mediazione familiare come strumento per il superamento dei meccanismi comunicativi violenti all’interno della coppia.

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