L’uso delle immagini d’arte in mediazione familiare
Abstract
Questo lavoro presenta la tecnica dell’uso delle immagini d’arte in mediazione familiare, proposta come forma di linguaggio implicito applicabile al contesto di mediazione per raggiungere la componente emotivo-affettiva che l’immagine suscita nell’inconscio ottico dell’individuo. Si tratta di una tecnica di aiuto al lavoro del Mediatore, laddove il canale della parola e della comunicazione verbale appaia fermo e saturo, così da non consentire un progresso o un cambiamento nell’intervento. L’immagine, infatti, consente di oltrepassare il canale verbale e di raggiungere la componente emotivo-affettiva e l’inconscio ottico dell’individuo, favorendo la sintonizzazione emotiva tra il Mediatore e i Mediandi e l’uso del sé in funzione del percorso di mediazione e del cambiamento. Il potere dell’immagine consiste nella sua capacità di raggiungere una componente affettiva della personalità che normalmente è troppo ben difesa per essere conosciuta e permette l’ascolto, la riflessione ed il dialogo, consentendo l’accesso a mondo interni e l’articolazione di parti di sé e dell’altro.
L’uso delle immagini d’arte in mediazione familiare nasce quasi casualmente da un’intuizione della Dott.ssa Conny Leporatti legata ad una faticosa mediazione familiare che segnava il passo da tempo, dall’amore che da sempre la professionista nutriva per l’arte e dalla sua formazione professionale presso l’Istituto di Terapia Familiare di Firenze. Con l’uso delle immagini d’arte, il Mediatore riesce a dar voce alla potenza evocativa dell’immagine selezionata che richiama nella persona componenti emotive e affettive rimaste per lungo tempo latenti e non consapevoli, consentendo così alla coppia una restituzione dei sentiti e dei vissuti non compresi e non condivisi, concessione di una condivisione esplicita: la visione delle immagini, infatti, consente di andare oltre il canale verbale e rende possibile l’incontro emotivo e la costruzione di una relazione empatica.
Le approfondite ricerche condotte nell’ambito delle neuroscienze negli ultimi anni e la scoperta dei neuroni specchio hanno ulteriormente confermato l’uso delle immagini nella relazione, confermando come l’intersoggettività e l’empatia, rese possibili da meccanismi di simulazione incarnata mediata, appunto, dai neuroni specchio, creino condizioni tali per cui la mente di ciascuno “si sente sentita dalla mente dell’altro” (Siegel, 2001).
The present study displays the method of the use of art images in family mediation, proposed as a form of implicit language applicable to the context of mediation to reach the emotional-affective component that the image raises in the optical unconscious of the individual. It is a technique of support to the job of the Mediator, where the channel of speech and verbal communication appears stationary and saturated, in order not to allow a progress or change in the intervention. The image, in fact, allows to go beyond the verbal channel and reach the emotional-affective component and the optical unconscious of the individual, encouraging the emotional syntonization between the Mediator and the Parts involved and the use of ones self-according to the path of mediation and change. The power of the image consists in its ability to reach an emotional component of the personality that is normally too well defended to be known and allows for listening, reflection and dialogue, allowing access to internal worlds and the articulation of parts of oneself and the others.
The use of art images in family mediation comes from, almost by chance, Dr. Conny Leporatti’s intuition linked to a laborious family mediation that marked the time since long ago, from the love that the Professional has always nurtured towards art and from her professional training at the Institute of Family Therapy in Florence. With the use of art images, the Mediator succeeds in giving voice to the evocative power of the selected image that recalls in the person emotional and affective components that have remained latent and unaware for a long time, thus allowing the couple a return of feelings and experiences not understood and not shared, granting an explicit sharing: the vision of images, in fact, allows to go beyond the verbal channel and makes possible the emotional encounter and the construction of an empathic relationship.
The in-depth research carried out in the field of neuroscience in recent years and the discovery of mirror neurons have further confirmed the use of images in relationships, confirming how intersubjectivity and empathy, made possible by mechanism of embodied simulation mediated indeed by mirror neurons, create such conditions that each person’s mind “feels heard by the mind of the other” (Siegel, 2001).
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