Dopo la separazione: la Mediazione familiare e i Gruppi di parola per figli di genitori separati, risorse sinergiche e complementari. Convegno Verona 6 e 7 Giugno 2015

Beatrice Morandi si è laureata presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano. È mediatrice familiare iscritta all’A.I.Me.F.

Esercita la libera professione a Milano e nell’hinterland milanese. Lavora per una realtà del terzo settore di Milano, dove si occupa di affido familiare, di supporto alla genitorialità e di progetti socio-educativi a favore di minori e famiglie in difficoltà. Dopo essersi diplomata in una scuola di recitazione di Milano e aver frequentato a Roma l’alta scuola internazionale di formazione per attori professionisti PPA, ha lavorato come attrice, assistente alla regia, insegnante di teatro. Sviluppando le competenze derivanti dalla sua formazione artistica, attualmente lavora come formatrice sia in contesti aziendali che in contesti di fragilità sociale e conduce percorsi formativi rivolti a professionisti specificamente impegnati nel lavoro di relazione e ascolto, utilizzando il linguaggio teatrale come strumento di educazione non formale per facilitare processi di comunicazione e di coesione nei gruppi di lavoro.

Quando, nel corso della mia esperienza professionale come formatrice, mi sono trovata a condurre gruppi di parola rivolti a minori, mi ha sempre stupito constatare come bambini e ragazzi, posti all’interno di un contesto di gruppo sereno, protetto e capace di facilitare e stimolare la comunicazione, la riflessione e il confronto tra pari, sappiano accogliere e vivere con estrema naturalezza tale proposta di condivisione, risultando competenti, ricettivi e capaci di trovare parole e significati in relazione alle esperienze vissute. Pur credendo fermamente nella necessità di offrire a qualunque minore, bambino o ragazzo, che stia attraversando un momento difficile nel proprio personale percorso di crescita, un’attenzione individuale ed uno spazio di sostegno relazionale costruito ad hoc sulle sue esigenze, sono altresì convinta dell’importanza e dell’opportunità pedagogica di proposte educative che, attivando un processo naturale di passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze tra i membri di un gruppo in relazione ad una stessa problematica, facilitano la trasmissione orizzontale del sapere e l’acquisizione di competenze, rendendo possibile, di conseguenza, un cambiamento.

In ragione di ciò, quando mi sono trovata a prendere in considerazione, nel panorama italiano attuale, le diverse possibilità di declinazione del lavoro improntato al sostegno della famiglia a seguito della scelta, da parte di una coppia con figli, di separarsi, è stato per me estremamente interessante avvicinarmi ad un modello specifico di gruppo di parola, il Gruppo di parola per figli di genitori separati, da qualche anno sperimentato, praticato e diffuso anche in Italia.
L’intento del lavoro qui proposto è quello di riflettere sulla possibilità, da parte di due strumenti specifici, la Mediazione familiare e i Gruppi di Parola per figli di genitori separati, di poter contribuire, in maniera complementare e sinergica, a sostenere genitori e figli in relazione ai bisogni che, nel corso della separazione, si produrranno in capo ai diversi componenti della famiglia. Pongo dunque l’attenzione sui punti di intreccio e sulle differenze tra le due proposte per verificare le potenzialità di entrambi gli strumenti nel sostenere genitori e figli in modo tale che essi stessi riescano a far fronte, in maniera il più possibile consapevole, serena ed efficace, all’evento critico della separazione e ai numerosi cambiamenti che esso comporta.

Se gli adulti possono scegliere con facilità interlocutori a cui parlare della propria separazione e contesti in cui affrontarla, per i figli di genitori separati, generalmente dopo un primo periodo di assestamento in cui mettere parole sulla separazione dei propri genitori risulta difficile e poco funzionale, è poi complicato, nel momento in cui ne sentano il desiderio, avere occasioni per esprimersi su quello che vivono nella propria famiglia. Il gruppo di parola, in questo senso, ha la funzione, per i bambini e ragazzi che vi partecipano, di accendere e innescare, proprio come una miccia, un processo personale positivo di elaborazione e superamento della crisi, di aiutarli ad assumere un ruolo attivo nelle decisioni che riguardano la loro vita nel processo di cambiamento, anche radicale, che caratterizza la separazione dei genitori.

Può il lavoro proposto nei Gruppi di parola per figli di genitori separati essere utilizzato dal mediatore familiare e, viceversa, può il lavoro proposto in Mediazione familiare essere utilizzato dal conduttore di Gruppi di parola? Tratterò la questione analizzando il rapporto tra la mediazione familiare e il gruppo di parola: lavoro indiretto sui figli in un lavoro diretto con i genitori versus lavoro diretto con i figli in un lavoro prevalentemente indiretto con i genitori.

Per contatti: beatricemorandi@hotmail.com

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